paziente oncologico vittimismo

Come portare il paziente oncologico dalla rabbia e dal vittimismo alla serenità?

Una delle domande che i miei allievi del Master in coaching oncologico mi fanno più spesso riguarda proprio le tecniche e le modalità per portare il paziente oncologico dallo stato di rabbia, paura e delusione in cui si trova dopo la diagnosi ad uno stato di pace e tranquillità.

Il consiglio che dò loro è quello di dire sempre la verità al paziente oncologico e, se è necessario, anche di essere duro e schietto.

Molti professionisti credono che, per fare il bene al paziente oncologico, sia necessario sempre dargli ragione, scendere a compromessi e “coccolarli “! Non c’è niente di più profondamente sbagliato.

Durante il Master in Coaching Oncologico insegno ai professionisti delle strategie di comunicazione per portare la persona da uno stato A ad uno stato B. Per approfondire i concetti affrontati durante il master, puoi leggere le relazioni scritte dagli allievi al termine del master. Le trovi cliccando qui: https://www.cancercoach.it/category/relazioni/

Una delle strategie comunicative che ritengo più efficaci per creare la giusta relazione col paziente oncologico e gestirlo nella maniera più efficace è la rottura di schema.

Come funziona questa tecnica? Te lo spiego raccontandoti la storia di Silvia. Silvia ha scelto di intraprendere un percorso di consapevolezza con me dopo aver ricevuto la diagnosi di cancro. La sua rabbia e la sua angoscia era in tutto e per tutto simile a quella di tanti altri pazienti oncologici che ricevono la diagnosi e vengono gettati in una spirale di turbamento e smarrimento, vittimismo e frustrazione.

“È tutta colpa dei miei genitori, non mi hanno mai dato amore”

“Perché proprio a me? “

“Perché proprio adesso?”

Frasi e domande molto comuni che si fa il paziente oncologico quando si trova in questa situazione.

Iniziamo il percorso e Silvia comincia a fare gli esercizi sui bisogni. Ecco che allora inizia a comprendere che le sue dinamiche relazionali erano totalmente disfunzionali: non sapeva riconoscere il suo valore, non aveva autostima e si aspettava sempre che qualcuno gli desse attenzione!

La malattia è una richiesta di attenzione, verso gli altri e verso sé stessi! La persona deve imparare a prendersi cura di sé e ad uscire dalla psicotrappola di aspettarsi tutto dagli altri.

Dopo 3 sessioni Silvia però era ancora bloccata. Può succedere perché ognuno ha i suoi tempi. A quel punto sono andata dritta dicendo: “Se vuoi continuare così, fai pure, ma sappi che tutto questo non ti è utile affatto e, anzi, può solo danneggiarti e nuocerti. Se la tua intenzione è quella di continuare su questa strada, ti consiglio di interrompere qui le sessioni e di ritornare da me quando sarai davvero pronta a metterti in discussione.”

Lei ovviamente si è sentita smarrita e anche sorpresa della mia affermazione. Tuttavia il mio comportamento ha generato in lei quella che si chiama “rottura di schema” e, da quel giorno, è ripartita alla grande ed ha proseguito il percorso ottenendo ottimi risultati.

L’ho sentita nei giorni scorsi dopo 6 mesi dalla fine del nostro percorso e ho constatato che sta continuando ad ottenere benefici, perché i benefici appunto restano a vita, non solo contingenti al percorso, ma proseguono oltre la malattia e oltre la cura.

Quindi se vuoi davvero fare la differenza non devi aver paura di perdere il cliente, anzi devi rivolgerti al paziente oncologico con veridicità e schiettezza, perché solo questa tua immediatezza sarà per lui di aiuto e reale giovamento. Devi fare e devi dire tutto ciò che davvero gli e’ UTILE, perché noi specializzati in coaching oncologico portiamo risultati e facciamo davvero il bene del paziente oncologico che a noi si rivolge.

Se ti interessa approfondire di più, leggi le relazioni dei miei ex allievi e guarda le interviste di chi ha già fatto il Master in Coaching Oncologico.

Scoprirai come diventare anche tu, sicuro, capace ed efficace nel gestire la relazione con il paziente oncologico.

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