L’infermiere oncologico: non più solo assistenza ma anche comunicazione

Se sei un infermiere e il tuo lavoro si svolge all’interno di reparti di oncologia, sappi che il ruolo che svolgi e ricopri ogni giorno occupa una rilevanza prioritaria nel percorso di cura ed assistenza del paziente cui viene diagnosticato un cancro, come ho ampiamente descritto nell’articolo “Fare l’infermiere di pazienti malati di tumore: una sfida con sè stessi”.

Il tuo compito è quello di seguire il paziente a 360°, mettendo in campo nozioni e competenze che abbracciano gli ambiti più disparati: da quello tecnico e scientifico, a quello relazionale a quello riabilitativo ed educativo, una volta che la terapia termina.

Questo implica la necessità di essere figure professionali poliedriche, che dimostrino nel contempo competenza, responsabilità, empatia, attenzione massima a tutti gli aspetti che riguardano l’assistenza del paziente oncologico.

Sono questi gli ingredienti che caratterizzano una formula professionale complessa ed estremamente sfaccettata, che non ha nulla a che vedere con quello che una volta veniva definito il ruolo canonico dell’infermiere. Tu sei in tutto e per tutto un infermiere “moderno”, la cui preparazione deve tenere necessariamente conto anche di tutti quei fattori non strettamente legati al trattamento clinico della malattia. Mi riferisco ai profondi e radicali cambiamenti che il paziente oncologico vive nei rapporti sociali e relazionali, una volta diagnosticata la malattia, e soprattutto a tutte le variabili psicologiche che entrano in gioco, quando una persona si ammala di cancro.

Se desideri approfondire questo tema e capire quali gravose dinamiche di natura stressogena ed emotiva sconvolgono la vita del paziente oncologico, puoi consultare alcuni articoli che ho recentemente scritto. Ti suggerisco ad esempio la lettura di “Autostima nel paziente oncologico: come ritrovare la fiducia in te stessa dopo una diagnosi di tumore”; “L’autostima nel paziente oncologico prima e dopo il cancro”.

L’infermiere oggi deve essere senza dubbio un professionista estremamente preparato, che ha condotto un percorso di studi articolato e diverse ore di tirocinio, per acquisire la dimensione clinica e a volte anche esperienziale. Ma, ciò che spesso questa formazione non ha portato è una reale comprensione delle dinamiche comunicative e di interazione fra gli esseri umani e di tutto lo stress da lavoro correlato che ci può essere in una relazione di aiuto.

Ecco che, dunque, ad una formazione di tipo terapeutico e tecnico, seppur sempre necessaria, si aggiunge una preparazione più strettamente mirata ad approfondire la dimensione mentale ed emotiva del paziente.

Alle problematiche derivanti dalla somministrazione della terapia e dalle conseguenze di essa, infatti, si aggiungono l’ansia legata alla malattia e ai cambiamenti che questa porta nella vita quotidiana del malato e dei suoi familiari. In tutto questo l’utilizzo di una corretta comunicazione assume un ruolo determinante nel garantire un adeguato supporto assistenziale al paziente.

Si comunica quando si parla, quando si danno informazioni, quando si fanno domande, ma anche con lo sguardo o quando si tocca la persona. Allo stesso tempo si comunica quando ci si rapporta alla famiglia del paziente e coloro che si prendono cura di lui, i suoi caregivers.

Essere consapevoli di questo aspetto è essenziale, così come è fondamentale saper conoscere e gestire gli aspetti psicologici necessari per comprendere la persona, interpretare le sue reazioni, stabilire una relazione che va oltre la semplice cura.

L’infermiere, infatti, come già spiegato in un precedente articolo può arrivare a rivestire un ruolo determinante nel percorso terapeutico e di guarigione: il suo compito è quello di aiutare il paziente a trovare le risorse che ha dentro di sé per affrontare la malattia, coinvolgendolo e motivandolo. L’infermiere può fare molto anche con semplici gesti quotidiani.

L’infermiere compie molte azioni sulla persona che gli viene affidata e il suo operato è simile a quello di un pilota di aereo: egli decolla, vola e atterra, ovvero prende in carico la persona all’inizio della terapia, lo accompagna durante il percorso e lo segue sino alla sua conclusione.

Spesso c’è la convinzione che questo tipo di lavoro, non sia compito né del medico, né dell’infermiere, ma al massimo dei colleghi psicologi o altri, ma è una credenza totalmente errata, partendo dal primo presupposto che non si può scindere da ciò che si vive ogni giorno nel luogo di lavoro o a casa. Pertanto, non si tratta di entrare completamente nel vissuto della persona, ma di avere un metodo specifico di domande da porre, per comprendere chi si ha davanti e come poter essere di maggiore aiuto, anche per aumentare la propria soddisfazione professionale e non tornare a casa svuotati da situazioni difficili e mal gestite.

Facendo la conoscenza del paziente ed entrando in sintonia con lui, ad esempio attraverso domande aperte che favoriscano il dialogo, può acquisire informazioni per capire qual è il suo reale bisogno e in questo modo aiutarlo, anche solo con delle parole. Inoltre, creando con la persona un rapporto di fiducia, può far sì che egli “abbassi la guardia” e si renda più ricettivo ai consigli e alle indicazioni terapeutiche.

Una terapia somministrata con convinzione, comunicando al paziente quanto è importante per la sua guarigione sottoporvisi, sebbene il trattamento sia doloroso e provochi sofferenza sotto tanti aspetti, permette di ottenere un effetto migliore di una compressa somministrata in modo distratto, distaccato e senza tatto.

Questo è solo un esempio di ciò che un infermiere, in possesso delle giuste conoscenze, può fare per migliorare la qualità di vita del paziente, ma le risorse di cui il professionista può disporre, relazionandosi al paziente con una adeguata comunicazione, sono davvero innumerevoli e possono davvero rappresentare un punto di forza essenziale nel garantire alla persona malata il supporto che merita.

Se desideri migliorare la tua professionalità ed acquisire strumenti e risorse utili per gestire il paziente oncologico, supportandolo e sostenendolo in quel difficile e gravoso percorso che è la terapia antitumorale, contattami per iniziare il tuo percorso formativo di crescita professionale con il coaching oncologico.

Ti aiuterò ad acquisire le nozioni giuste per diventare un infermiere migliore, attraverso un percorso formativo dedicato alle figure mediche e all’importanza che esse svolgono nella vita del paziente.

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