Problemi di comunicazione nella relazione medico-paziente

Problemi di comunicazione nella relazione medico-paziente?

Diversi studi scientifici dicono che la comunicazione ha un effetto diretto sulla prognosi. Nello specifico è stato dimostrato che le aspettative di riuscita di una cura, ne aumentano l’efficacia. Per capirci, se ci viene detto che la terapia A ha una percentuale di riuscita altissima e funziona su quasi tutti i pazienti, la nostra mente attiva un effetto placebo che incide in maniera reale sulla cura e la fa recepire meglio al nostro corpo. In altre parole l’effetto delle cure viene potenziato dalle aspettative del paziente.
Ovviamente vale anche il contrario, cioè l’effetto della cura può essere depotenziato dalla mancanza di fiducia da parte del paziente.

Questi meccanismi vengono chiamati “suggestioni positive” e/o profezia auto-avverante. A me piace anche pensare che “le parole curano”: le capacità comunicative del medico possono innescare un effetto placebo che incrementa l’efficacia del trattamento. Ma non solo! Possono arrivare a smuovere nella persona qualcosa di più profondo per dargli la motivazione a migliorare la sua qualità di vita.

I medici spesso non sanno di avere questo grande potere, o perlomeno non se ne rendono conto fino in fondo, quindi spesso purtroppo la componente dell’ascolto e della comunicazione verso il paziente viene lasciata in secondo piano.
In questo articolo vorrei darvi gli strumenti per affrontare i problemi di comunicazione tra medico e paziente, cercando di guardare la situazione con oggettività.

1) il medico non ascolta

Vi è capitato di fare una visita con uno specialista che vi ha bombardato con una raffica di domande appena vi siete sedute? Oppure un medico che vi ha interrotto dopo pochi minuti che stavate spiegando la vostra situazione?
Un problema che influisce pesantemente sulla relazione medico-paziente è il tempo limitato che i dottori hanno a disposizione o perché sono oberati di pazienti da curare e visitare, oppure perché hanno dei tempi dettati dalle strutture in cui operano.
Questa mancanza di tempo da dedicare alla persona si ripercuote negativamente nella comunicazione, facendo perdere la possibilità di far emergere informazioni utili dall’interazione spontanea.
Ci sono volte in cui la visita si limita a una ricerca dei sintomi senza considerare la persona. Questo si potrebbe spiegare in parte con il fatto che i medici sono sempre più specializzati, cosa che li porta a focalizzarsi più sull’organo specifico che sulla persona nella sua interezza: sono generalmente formati a concentrarsi sui sintomi e sull’organo malato e tendono ad ignorare l’aspetto relazionale con i pazienti, o a considerarlo di importanza marginale. Invece la scienza medica si sta sempre più orientando su una visione complessiva del paziente visto come mente, corpo e anima.
Questo non lo diciamo per giustificare i medici, ma per essere più consapevoli di chi abbiamo di fronte: il dottore si trova spesso costretto ad applicare procedure e tecniche che gli sono state insegnate o che devono essere seguite per protocollo della struttura in cui operano.

Se questo è il tuo caso, cosa puoi fare?

Leggi il mio articolo “Sei un numero?” Ti aiuterà moltissimo!
Se non ti senti a tuo agio con il medico, esprimigli in maniera sincera e senza astio quello che stai provando. I medici sono persone e il loro lato umano c’è anche se non sempre riesce a esprimersi: è un tuo diritto essere seguita da un medico che ti consideri una PERSONA, ancor prima che un paziente.

2) il paziente non ascolta

Quanto i pazienti mettono in pratica quello che il medico gli dice di fare?
Nella realtà si stima che il 30% dei malati non segua in maniera adeguata quello che il medico suggerisce. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha determinato nei suoi studi che una delle componenti che maggiormente incide in questa mancanza di esecuzione di ciò che il medico suggerisce è dovuta proprio alla cattiva comunicazione tra medico e paziente.
Solo se il medico riesce a instaurare una buona comunicazione con il suo paziente, questo sarà propenso a seguire le sue indicazioni in maniera rigorosa e quindi rendere efficace la sua diagnosi e le terapie correlate.
La maggiore difficoltà arriva quando il paziente non vuole seguire le indicazioni del medico perché queste vanno contro le sue idee, sollevano paure troppo grandi che il medico non riesce a far superare al paziente (terapie molto invasive, come quelle contro il cancro), oppure indicazioni che incidono sullo stile di vita della persona, eliminando abitudini sbagliate ma piacevoli (smettere di fumare, mettersi a dieta, fare movimento e cose simili).
Davanti a queste resistenze percettive-emotive del paziente il medico deve essere in grado di adottare modalità comunicative adeguate, calibrate in base alla persona che ha di fronte, soprattutto considerandola nel suo lato emotivo-psicologico, piuttosto che in quello fisico.

Se questo è il tuo caso, cosa puoi fare?

Parla apertamente con il tuo medico, dagli la possibilità di fare il suo lavoro al meglio, esprimigli i tuoi dubbi sulle cure che ti ha proposto, oppure sulle tue difficoltà a metterle in pratica. Se non riesce a proporti delle alternative e, soprattutto, a instaurare un rapporto di fiducia, valuta un confronto con altri professionisti, non intendo solo altri medici, ma anche altri professionisti che possano aiutarti a valutare con più oggettività i tuoi punti di vista e a motivarti a cambiare in meglio.

3) il paziente non capisce … o il medico non si fa capire?

Tra i problemi di comunicazione in questo rapporto c’è il fatto che i pazienti a volte non capiscono proprio quello che il medico dice. Questo è dovuto all’incapacità di comprendere il linguaggio tecnico-scientifico, alla fretta con cui i medici spesso comunicano le informazioni e anche al fatto che il paziente, in preda all’ansia, memorizza poco e non riesce a prestare la giusta attenzione a quello che gli viene detto.

Se questo è il tuo caso, cosa puoi fare?

Ferma il tuo medico quando ti parla se non capisci dei termini o se sta andando troppo veloce e non riesci a seguire il discorso. Hai tutto il diritto di capire esattamente quello che ti viene detto. Chiedigli di esprimersi con termini più semplici o di parlare più lentamente. Non dimenticare anche di fare la tua parte: chiedigli di suggerirti articoli o siti web in cui puoi trovare informazioni che ti aiutino a capire meglio e a prendere più consapevolezza della tua situazione.

La relazione di cura è una relazione molto delicata. La comunicazione empatica è potentissima: curare attentamente anche la comunicazione non verbale, sintonizzarsi sulla percezione del paziente, individuare le sue resistenze al trattamento e imparare a gestirle tramite specifiche tecniche comunicative sono elementi fondamentali nella figura del medico. Alcuni riescono a metterli in pratica, altri meno.

A te però rimane la libertà di scelta e di azione per essere parte attiva di questa relazione.

Pertanto ritengo che soprattutto in queste situazioni, durante le visite o quando si torna a casa con la diagnosi o la terapia assegnata, ciò che fa la differenza è sempre la consapevolezza del proprio sentire e dei propri pensieri, perché analizzando e ascoltando i propri stati d’animo, prendendosi il tempo necessario, per calmare l’ansia, che spesso genera confusione, si riesce ad arrivare ad essere obiettivi su ciò che ci è stato detto e soprattutto sul come ci è stato detto.

Un esercizio semplice e pratico, che utilizzo di frequente, facendo cancer coaching, è quello di scrivere su di un foglio le parole che ci sono rimaste impresse, le espressioni che hanno generato preoccupazioni e stati d’animo, in modo da mettere chiarezza e liberare subito la mente, scindendo le cose e gli atteggiamenti che sono utili da quelli che assolutamente non lo sono.

Mi auguro che questi suggerimenti ti possano tornare utili e se senti il bisogno di esprimere le tue ansie e i tuoi pensieri, oltre a farlo con il medico, considera anche di farti supportare da chi si occupa di atteggiamento mentale, perché ricorda che non puoi curare il corpo, senza curare la mente!

Io sono qui per te, per condividere insieme a te, un percorso personalizzato di crescita personale.

 

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