Compassione NO pietismo

Compassione NO pietismo, per favore: come comportarsi con un malato di cancro?

Non ci sono regole giuste o sbagliate che ci dicano come comportarci. Non esiste un manuale di comportamento valido per tutti, che ci insegni come reagire alla malattia e come dobbiamo relazionarci alle persone che ci circondano.

Ma quello che in ogni caso credo è che una persona malata di cancro non ha bisogno di essere circondata da pietismo o da atteggiamenti del tipo “povero malato”. Lo stesso vale per la falsa commiserazione o lo zelo eccessivo: reazioni che procurano più disagio che benessere al malato di cancro.

Ma che differenza c’è fra pietismo e compassione?

“Pietismo” e “compassione” sono due termini che nell’immaginario collettivo, in particolare cristiano, risultano in parte simili. Tuttavia, una differenza c’è ed è questa. La compassione è un atto di avvicinamento empatico e solidale nei confronti di chi ci sta vicino, è sapersi mettere nei panni dell’altra persona, perché in qualche modo si è vissuto lo stesso tipo di sofferenza o comunque una sofferenza che ha aumentato la sensibilità. È quindi sostanzialmente un sentimento di natura positiva, che avvicina e aiuta l’altra persona.

Il pietismo, invece, consiste in un sentimento di “falsa” compassione portato all’eccesso e, come tutti gli atteggiamenti eccessivi, diventa negativo. Significa credere inconsciamente di essere diversi e/o su un piano diverso. Essere ufficialmente “sani” non significa esserlo veramente, in quanto ci sono patologie non dichiarate, pertanto non ci sono distinzioni di essenza. Siamo tutti sani e malati al tempo stesso. Il pietismo non serve agli altri; è utile solo a nutrire la nostra paura di non essere mai abbastanza nei confronti del prossimo e la sensazione di non fare azioni sufficientemente utili.

Un malato di cancro non va trattato con pietismo. Quando ci viene diagnostico il cancro abbiamo bisogno di sentirci prima di tutto persone normali, senza eccessi ed esagerazioni! Semplicemente e irrimediabilmente noi stessi. Questo è quello che esigiamo da chi ci circonda.

Quindi, perfavore, compassione SI, pietismo NO. Se non sapete cosa fare, abbiate almeno l’umiltà di chiedere cosa fare e cosa dire al diretto interessato.

Se vuoi sviluppare la compassione, o sapere come comportarti con le persone care, CONTATTAMI, per un percorso personalizzato di coaching ai caregiver (coloro che stanno di fianco).

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