La parola “cancro” fa paura a tutti”

La parola “cancro” fa paura a tutti”. Questa è la storia di Mirco, fratello di Claudio

 

Si può avere paura di una parola? La risposta è “sì”, se questa parola è “cancro”.

Succede come quando hai paura del buio. Da bambino, prima di addormentarti la sera nel tuo letto, il terrore dell’oscurità nella stanza ti paralizza e ti trasporta in una dimensione tutta tua, diversa e lontana da quella reale.

Il cancro è così.

All’inizio, quando ti ci scontri per la prima volta, ti ipnotizza e ti spalanca scenari che prima non avevi mai conosciuto.

Sospesi tra incubo e realtà.

E allora hai paura. Una paura folle e terribile che ti disorienta e ti getta in un vortice di dubbi e di incertezze.

Marco ha chiesto il mio aiuto 6 settimane fa, quando al fratello Claudio, più grande di lui di alcuni anni, è stato diagnosticato un tumore al pancreas.

Fino a quel momento aveva sempre vissuto il cancro in maniera indiretta, attraverso le storie di conoscenti e amici di amici che si erano trovati ad affrontare questo mostro silenzioso che, come un’onda, arriva e sconvolge la tua vita di tutti i giorni. Lavoro, famiglia, tempo libero: tutto.

Poi, all’improvviso, in un giorno qualunque di Aprile, nella vita di Mirco qualcosa si spezza.

E il cancro finisce per bussare anche alla sua porta.

Ad ammalarsi è il fratello con il quale è cresciuto, che tante volte l’ha difeso e protetto quando erano bambini, e che ora si trova ad aver bisogno di aiuto.

Ma Mirco non ce la fa.

Tutto questo è molto più di quello che avrebbe mai pensato di saper affrontare.

Ma allo stesso tempo sa bene che non può sottrarglisi, perché ora Claudio ha bisogno di lui.

Ha bisogno di sentirlo forte e di averlo al fianco, per vivere questa nuova e sconvolgente esperienza nel modo giusto.

Ed è proprio la convinzione di non potercela fare da solo che ha spinto Mirco a richiedere il mio supporto.

Come cancer coach, il mio compito è quello di aiutare i malati di cancro ed i caregiver che si trovano a dargli sostegno mentale ed emotive, con strumenti pratici, ad affrontare al meglio l’esperienza della malattia.

Con Marco è stato un percorso difficile. In salita.

Proprio lui che si sentiva un eroe invincibile, un giorno si è trovato a dover fare i conti con una paura molto più disorientante di qualunque altra paura avesse mai conosciuto da bambino.

Ma il cancro è così. Ti fa crollare il mondo addosso.

Quello stesso mondo che, fino a quel momento, aveva retto sulle spalle senza la minima fatica, e che ora diventa un peso insostenibile, finendo lentamente per soffocarti, se non sei abbastanza forte da capirlo.

Ed allora la notte ti sembra sempre più nera…

e il buio ti fa un po’ più paura e ti impedisce di vedere le cose con la giusta lucidità.

Non è stato facile spiegargli che il cancro e la malattia non sono altro che esperienze.

Fasi della vita che tu puoi imparare a conoscere e che ti permettono, se affrontate con il giusto spirito e con le risorse sufficienti, di scoprire lati che non sapevi nemmeno di avere.

Punti di forza che puoi coltivare e rendere ancora più forti con il giusto allenamento e che puoi tramutare in armi per essere una persona migliore ed un caregiver più consapevole e utile.

Strumenti che ti consentono di tirare fuori da dentro la forza e il coraggio per essere davvero di supporto a chi ti sta vicino e ha disperatamente bisogno di vedere in te un punto di riferimento a cui fare affidamento.

Nei nostri incontri, il mio lavoro con Marco è stato quello di costruire, insieme a lui, attraverso esercizi pratici e lunghi momenti di ascolto e dialogo, una consapevolezza maggiore di sè stesso e delle proprie potenzialità.

Gli ho insegnato che avere paura del buio è normale.

Ma lo è anche la paura per il cancro e per la morte.

Avere debolezze non ci rende meno forti e vulnerabili.

Anzi.

Ci rende umani. Unici, ciascuno con i propri pregi e i propri difetti.

Non c’è niente di male nel sentirsi impotenti e smarriti, quando a tuo fratello viene diagnosticato un cancro e tu ti senti inutile. E vorresti scalare le montagne e arrivare in cima al mondo per cambiare le cose, ma di fatto la verità è che non puoi.

Perchè quello che gli sta accadendo non dipende da te, nè da lui. Succede e basta.

Gli ho insegnato che in queste situazioni puoi essere l’aiuto di cui tuo fratello ha bisogno, ma solo imparando ad esserlo davvero.

Essere un caregiver non è qualcosa di innato. Va appreso !

Per iniziare, ti basta smettere di credere che la perfezione sia “essere perfetto”, senza macchia e senza paura, e cominciare ad accettarti, invece, per ciò che sei, con tutti i tuoi limiti.

Oggi Claudio sta affrontando la terapia di guarigione.

Sarà un viaggio lungo, ma Mirco ha imparato a sostenere il fratello, senza rinunciare a quelli che sono i suoi bisogni e le sue necessità. Senza negare a sè stesso le sue difficoltà e le sue qualità.

Se anche tu stai vivendo un’esperienza simile e la paura ti impedisce di essere il supporto che vorresti

Se anche a te la paura del buio ti paralizza invece di valorizzare ciò che sei veramente ed essere realmente un caregiver efficace

Raccontami la tua storia: sarò felice e orgogliosa di aiutarti ad essere un aiuto per te stesso e per chi ha bisogno del tuo supporto e della tua presenza in questo momento.

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