“La mia compagna ha il cancro: come mi comporto?”

Un’esperienza traumatica, come la diagnosi di cancro, è un evento che può interrompe il flusso vitale perché toglie la possibilità di proiettarsi nel futuro, ma di questo ne abbiamo già parlato e per come reagire nel modo migliore, ti consiglio questo articolo dal titolo “Come affrontare la diagnosi di cancro”: https://www.cancercoach.it/sos-cancro/affrontare-la-diagnosi-cancro/ 

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Nel momento in cui viene comunicata la notizia sono molte le emozioni che prendono il sopravvento: rabbia, paura, angoscia, disperazione e sentimento di vuoto. Esse spesso influiscono sui famigliari e soprattutto sugli uomini che sono vicini a chi si è malato, che vivono la disperazione e percepiscono il loro essere impotenti davanti ad un destino che si presenta incerto e angosciante.

Anche se la malattia non li colpisce in prima persona, pesa su di loro con conseguenze a volte devastanti. Le condizioni del marito o del compagno di una donna malata, chiamati anche caregiver, un tempo non venivano presi in considerazione, ma oggi credo che vada rivalutata la situazione e gestita in maniera più consona, perché si tratta di figure che svolgono un ruolo fondamentale anche per il buon esito della cura.

Non è facile, è vero. Non lo è perché il cancro spaventa, così come spaventa la sofferenza o l’idea della morte che questa malattia evoca. Non lo è perché spesso gli uomini, e qui non me ne abbiate, non hanno grande confidenza con le emozioni.

L’impatto che il tumore ha sul benessere psicologico dei malati continua a essere rilevante nei mesi, e a volte negli anni, a seguire. Figuriamoci mentre si sta lottando e affrontando questa esperienza. Lo hanno dimostrato numerosi studi condotti a livello internazionale: circa un terzo delle persone affette da cancro mostra sintomi di stress e sofferenza psicologica. Quindi la domanda più utile è come aiutarli?

Anche se si è animati dalle migliori intenzioni, si possono, purtroppo, dire cose che invece di incoraggiare, rinfrancare e confortare il malato risultano controproducenti perché urtano la sua sensibilità o appaiono ipocrite.

Alcune sortite andrebbero assolutamente evitate.

In tutti questi anni di esperienza, ho potuto sentire le frasi più disparate, che venivano percepite dalla donna a fianco, in malo modo.
Ad esempio: ““Cerca di essere positiva: un atteggiamento ottimista aiuta a combattere la malattia”, giusta come affermazione, ma detta da un compagno a volte suona come “Beh, certo, tanto io non ti vado mai bene come sono ? figurati adesso !”

Questo ovviamente perché la donna sta vivendo un momento di grande fragilità emotiva, che tocca molto anche la sua femminilità, visto che non si vede più la stessa, e non si sente bella come prima, e quindi il dubbio anche che non sia più desiderabile dal partner si aggiunge a tutti gli altri che ha già.

oppure “Prova a distrarti, non ci devi pensare”, o ancora “Vedrai che andrà tutto bene”. Insomma tutte quelle frasi, belle in apparenza, ma a volte vuote perché non dette da chi lo sta vivendo.

Ed è per questo che ho pensato di dare a voi, che combattete instancabili insieme alla vostra dolce metà, 6 consigli per starle accanto nel migliore dei modi:

1. Sii onesto, aperto e positivo.

Prova a dire: «Non ti preoccupare, INSIEME ce la faremo ».
La parola insieme, è una parola inclusiva, che mette il noi in prima battuta e che quindi viene percepito che davvero “mi sei vicino e a fianco e che lo senti anche tu questo problema”.

2. Lascia che ti guidi.

Chiedi: «Vuoi un abbraccio?», piuttosto che sporgerti per un abbraccio fra le lacrime. «Ne parliamo?», piuttosto che: «Bisogna parlarne.».
Lo so, non è bello, ma a volte bisogna chiedere anche il permesso, quando si entra in una sfera così delicata, come l’emotività di uno stato d’animo fragile. Magari avete già un bel rapporto ed è già comune fra di voi, ma nel caso in cui non lo fosse, bisogna modificare la modalità di approccio.

3. Non comportarti come un estraneo.

Solo perché non sai cosa dire non significa che non devi dire nulla. Falle vivere continuamente la vostra quotidianità. Amala, desiderala, accarezzala. Ogni contatto è significativo, non importa quanto sia piccolo.

4. Sii concreto nelle tue offerte di aiuto.

A una domanda come: «Dimmi cosa devo fare!», è davvero difficile rispondere. La tua donna si trova in un momento di caos e disperazione. Non sa cosa deve fare lei, figurati se può sapere cosa devi fare tu. Prova con: «Preferisci mangiare del pesce o la zuppa questa sera? Stasera cucino io».

5. Non chiedere «Come stai?».

Il monologo interiore della tua compagna urlerà: «Come sto?! Ma ti sembra una cosa da chiedere?». Prova con: «Cosa hai in mente di fare oggi pomeriggio ?», oppure: «Ti va di raccontarmi della tua mattinata mentre io ero al lavoro?».Portala ad un azione concreta o immaginaria, ma porta il suo cervello a reagire in maniera proattiva e non statica.

6. Infine, soprattutto, controlla la tua reazione al cancro.

Purtroppo, quasi tutti, abbiamo visto da vicino il cancro. Genitori che ne sono stati colpiti, amici, parenti. Ma niente può essere tragico come quando la malattia tocca proprio la donna che ami. La cosa importante è non lasciare che l’orrore si materializzi sulla tua faccia ogni volta che la vedi stanca e affranta. Taci sui tuoi ricordi e concentrati su di lei, ma non sul passato. Perché gli occhi terrorizzati non aiutano. Fidati di me. È drammatico rientrare a casa dopo una giornata in ufficio e vederla stremata? Pensa che lei, quel dolore, lo sta vivendo, 24 ore su 24, 7 giorni su 7.

Fai un respiro profondo, amala e sostienila sempre.

Concentrarti su questo fatto sarà più utile di qualsiasi altra cosa.

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