CHIARA, CAREGIVER DI SUA MAMMA

CHIARA, CAREGIVER DI SUA MAMMA

Chiara ha deciso di rivolgersi a me circa due mesi fa.

Nell’Ottobre 2018 ha iniziato, infatti, un faticoso cammino attraverso il cancro e la malattia della sua mamma, alla quale è stato diagnosticato un cancro ai polmoni che la rende non autosufficiente.

Da allora, la sua vita è diventata un doloroso prendersi cura, non solo della famiglia, ma del suo cuore. Prima di cominciare il percorso di cancer coaching, Chiara viveva intensamente ogni giorno combattendo con il senso di impotenza, la rabbia e il senso di frustrazione: sentimenti che chi si trova a vivere al fianco (#caregiver) di una persona malata di cancro e ad assisterla quotidianamente conosce molto bene. Un turbinio di emozioni in cui è davvero facile smarrirsi.

Nei nostri lunghi colloqui insieme mi ha raccontato che occuparsi della madre è sempre stato un onore per lei.

Le si dedica 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, anche se non sempre fisicamente e la sua presenza mentale è completa. La stanchezza a volte si fa sentire: si tratta di un impegno che la assorbe totalmente. Per seguire la madre sta mettendo a rischio il lavoro, non è più produttiva come è sempre stata, non tollera più i colleghi e le ingiustizie che sente da parte dei datori di lavoro e nessun’altro in famiglia ha voluto o potuto dividere con lei il difficile ruolo di caregiver.

Oltre a questo a farla arrabbiare è il sentirsi inerme ed impotente di fronte all’ineluttabilità della malattia.

Chiara mi dice di sentirsi impotente anche perché vorrebbe dare mille stimoli alla madre, ma non sa se gli possono fare veramente bene oppure no. La madre è in un momento delicato e qualcosa in più potrebbe essere troppo e qualcosa in meno potrebbe essere percepito come fastidio. L’equilibrio è in effetti molto sottile.

Come cancer coaching, il mio compito è stato quello di aiutarla a trovare dentro sè stessa la forza e le risorse per essere un supporto efficace alla madre e per gestire le difficoltà della quotidianità, senza per questo annullare i propri bisogni ed esigenze.

Abbiamo lavorato su ciò che è in grado di tenere sotto controllo, e ciò che invece ha necessità di lasciare andare, sui vantaggi e svantaggi di dire troppo o non dire niente e sulle priorità che vanno affrontate con la massima lucidità e anche con un giusto distacco emotivo, che fa gestire meglio la confusione.

Pensare che ad un tratto si possa sviluppare tanta energia e vita da assistere un essere tanto fragile e complesso come un malato di cancro sembra impossibile, ma è assolutamente fattibile.

Infatti Chiara, grazie agli strumenti pratici e alle nozioni condivise durante le sedute di cancer coaching, ha allenato i suoi punti di forza e ha trovato la via giusta per essere un vero supporto per la madre, neutralizzando le emozioni negative e canalizzandole verso azioni positive, che migliorano la sua giornata e quella di chi le sta accanto.

Per essere davvero un sostegno efficace è fondamentale capire che il caregiver non è un ruolo da improvvisare. Occorre maggiore consapevolezza per far proprie dinamiche complesse, come quelle tra malato e malattia.

“Raccontare il dolore e le sofferenze e far emergere le emozioni negative è molto difficile, ma poterlo fare con qualcuno competente ed esperto che ti ascolta e ti aiuta a trovare dentro di te le risorse giuste per affrontare la malattia e i momenti difficili, ti permette di diventare una persona migliore e di essere un vero supporto a chi ti sta vicino”: sono queste le parole che Chiara, qualche settimana fa, ha utilizzato per spiegarmi perchè è stato essenziale per lei intraprendere un percorso di cancer coaching e condividere la sua storia di malattia, ma prima di tutto di amore e di forza.

Credo profondamente che ci sia un’enorme differenza fra fare il caregiver, perchè ti ci trovi ed essere, ed essere un caregiver con il giusto atteggiamento.

Serve rendersi conto che per dare, bisogna prima imparare a stare bene con sé stessi, nonostante le difficoltà e i problemi, che tutti, più o meno abbiamo e che per dare sostegno prima devo aver l’umiltà di imparare come si fa.

Raccontami la tua esperienza come caregiver, e sarà un mio grande onore, esserti utile, in questo difficile ma onorevole ruolo.

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