Nel mio percorso professionale ho incontrato tanti professionisti della relazione di aiuto: terapeuti, psicologi, estetiste oncologiche, Naturopati, medici etc. Tutti loro erano degli ottimi professionisti, sapevano fare il loro lavoro, avevano valori importanti e amavano ciò che facevano, ma avevano aggiunto al loro bagaglio di esperienze solo competenze tecniche e non conoscenze di comunicazione!
Magari la tecnica di massaggio.
Magari la tecnica di ipnosi.
Magari la conoscenza di prodotti.
Ma NESSUNO di loro aveva scelto di acquisire competenze comunicative!
Il risultato è che non sanno come comunicare in maniera efficace con una persona che sta soffrendo, che sta vivendo la paura e la rabbia di essere preda della malattia e non sanno come portarli dall’altra parte della strada, perché non hanno un metodo chiaro, pratico, che li porta a trasformare la vita del cliente!
Così facendo non sono efficaci.
Così facendo non fanno la differenza.
Così facendo perdono clienti e non li fidelizzano!
Se vuoi saperne di più su come aiutare il paziente oncologico ad uscire da una situazione stagnante e di disagio grazie alla comunicazione puoi leggere alcuni degli articoli che ho pubblicato su questo tema: “Come riuscire a tirar fuori un paziente oncologico da una situazione stagnante” e “Se prescrivi ad un paziente oncologico un cambiamento troppo grande lui lo rifiuterà. Ecco invece come agire”.
Il cliente oggi, ha mille informazioni diverse e quando arriva da un professionista che non è in grado di comprendere ciò che sta vivendo, si allontana e va da un altro!
È giusto così! Le persone meritano e si aspettano RISULTATI!
E allora come fare?
Come aiutare il paziente oncologico ad ottenere risultati con la comunicazione
Durante il Master in Coaching Oncologico spiego e faccio fare esperienza delle fasi della malattia che attraversa il paziente oncologico, porto a galla le dinamiche intrinseche alla persona e insegno loro come comprendere il suo stato di consapevolezza, attraverso il suo modo di esprimersi e il suo stato mentale! Perché una persona che è nella prima fase, quella chiamata della “negazione”, parla in un modo. Quella che è nella fase dell’adattamento parla in un altro!
Se non conosci le fasi e il modo in cui i pazienti oncologici comunicano, non puoi fare breccia nel loro cuore.
Ti faccio un esempio.
La persona che vive la fase della “negazione” dirà:
“Perché proprio a me? Stava andando tutto bene, oppure mi sembrava. Perché sono io la sfigata a cui è capitata la malattia?”.
Se parla così e tu gli dici che deve fare questo o deve fare l’altro, la persona NON RIESCE!
Prima devi aumentare la sua consapevolezza e parlargli in una modalità in cui NON SENTE GIUDIZIO, ma accoglienza, per poi iniziare a fare domande specifiche e dirette per fargli comprendere che il SUO SCHEMA DI PENSIERO NON GLI È UTILE!
Quindi cosa potresti fare nonostante tutto?
Quali sono le risorse pratiche e non?
A chi potresti chiedere aiuto pratico alle persone che ti sono vicine e magari sostegno morale da un professionista?
Gli devi aprire SCENARI DIVERSI
in modo che la persona inizi a ragionare sul da farsi e sbloccarsi dal punto in cui è!
Solo così potrai fare davvero la differenza e sentirti fiero ed orgoglioso di aver MIGLIORATO LA SUA VITA OLTRE LA CURA.
Questo è solo un pezzettino, ma renditi conto che ciò che ti allontana da essere un professionista capace ed efficace sta TUTTO NELLA COMUNICAZIONE che hai:
1. Con te stesso
2. Con gli altri
3. Con il mondo.
Se ti è stato utile questo articolo e ti interessa approfondire di più, leggi le relazioni dei miei ex allievi e guarda le interviste di chi ha già fatto il Master in Coaching Oncologico. Scoprirai come diventare anche tu, sicuro, capace ed efficace nel gestire la relazione con il paziente oncologico.
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