Cancro e tumore, una spada di Damocle

La storia tramandata della spada di Damocle, ha da insegnarci tanto!
Ti riporto la storia tratta da giornalesiracusa.com per poi arrivare allo spunto che vorrei darti:

“Ci troviamo nel V sec. a.C., nella corte siracusana del tiranno Dionisio e il nostro protagonista è il principe Damocle. Dionisio era famoso per la propria crudeltà e la propria psiche paranoica; spesso capitava che giustiziasse i propri sudditi accusandoli di cospirazione, nella maggior parte dei casi inesistente.

Damocle era un cortigiano di Dionisio ed era molto invidioso del suo illimitato potere e della sua cospicua ricchezza. Il principe oggi è ricordato per essere stato un grande adulatore del tiranno e spesso soleva palesargli la propria invidia, lamentando di volersi trovare al suo posto. Fu così che il tiranno decise di mettere in scena una piccola commedia: propose a Damocle di fare uno scambio, per un giorno egli avrebbe vissuto al suo posto, come un monarca, svolgendo le sue mansioni e godendo del suo oro. Alla sera, durante un banchetto, mentre il principe godeva del potere sociale di Dionisio e dei relativi privilegi grazie alla sua temporanea posizione, a un tratto alzando lo sguardo si accorse che sopra la sua testa pendeva una spada, proprio la nostra “spada di Damocle”.
Era legata solo ad un sottilissimo crine di cavallo e oscillava pericolosamente, tanto che sembrava che il filo potesse sfilacciarsi e rompersi da un momento all’altro. Damocle, allarmato dalla propria sgradevole posizione, finì col perdere tutto il piacere di trovarsi lì in quel momento, in quel luogo e in quel punto e chiese subito al tiranno di porre fine allo scambio.
Dionisio, compiaciuto della riuscita del proprio piano, gli fece notare : “Vedi Damocle? Questa spada è una perfetta rappresentazione dei pericoli che incombevano sulla tua testa e che quotidianamente mi preparo ad affrontare“.”

La metafora della “Spada di Damocle”, ci può essere davvero utile, e si può riassumere anche con un altro famoso detto: non è tutto oro quel che luccica; diffidiamo delle apparenze ed evitiamo di guardare con invidia alla “ricchezza” altrui, ogni medaglia ha anche un’altra faccia.

 

Le domande che dovremmo sforzarci di porci, invece di guardare sempre “fuori” e di autocommiserarci per la situazione che stiamo vivendo sono:

– cosa ho?
– cosa posso fare con ciò che ho?
– come posso cercare di ottenere il meglio da ciò che ho?

Sono dell’idea che bisognerebbe sempre guardare “il peggio”, per poter RINGRAZIARE ed essere grati di ciò che si ha e si è e, al tempo stesso, guardare sempre “il meglio”, per prendere stimoli, speranza e coraggio, per arrivare dove altri sono già arrivati.

Pensiamo che possiamo VEDERE il sole, un tramonto e il viso delle persone che amiamo …c’è gente che NON LO PUÒ FARE!
Pensiamo che possiamo ASCOLTARE il cinguettio degli uccelli, la nostra canzone preferita e la voce di chi ci sta di fianco …c’è gente che NON LO PUÒ FARE!

Pensiamo che possiamo SENTIRE sulla nostra pelle, la brezza e il vento, le sensazioni che ci trasmette l’abbraccio di un’amica che ti viene a trovare, e pensiamo che TUTTO questo NON È SCONTATO!!

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